Home arrow letture arrow interviste arrow Intervista a Emanuela Pulvirenti
martedì 15 ottobre 2024
Macrolibrarsi.it presenta il LIBRO: Le Virtù Terapeutiche dei Frullati Verdi
News
Romano Baratta
Newsletter






iscriviti alla newsletter
Intervista a Emanuela Pulvirenti PDF Stampa E-mail
Scritto da Romano Baratta   

Emanuela PulvirentiEmanuela Pulvirenti è tra i giovani lighting designer di maggiore successo. Esperienze importanti presso la AEM (A2A) di Milano e lo Studio Castiglioni dove ha firmato vari progetti. Train d’union illuminotecnico tra il sud e il nord d’Italia. Le abbiamo posto alcuni quesiti per comprendere il futuro dell’illuminazione.

Romano Baratta: Buongiorno arch. Pulvirenti. Si descriva, in modo che possiamo conoscerla meglio.

Emanuela Pulvirenti: Mi sono laureata in architettura a Palermo dieci anni fa e la luce è sempre stata la mia passione. Ho scoperto questa “vocazione” quando, al primo anno di università, mi sono imbattuta in una monografia su Josef Svoboda e sui suoi lavori teatrali fatti di luce e proiezioni. Da allora la progettazione della luce e di apparecchi di illuminazione, l'insegnamento dell'illuminotecnica e la scrittura di articoli su questo tema sono stati il mio obiettivo principale. Oggi vivo a Caltanissetta dove ho il mio studio e lavoro in tutta la Sicilia e in Lombardia. 

Dopo la laurea in architettura ha frequentato il master in light design presso l’Accademia di Belle Arti di Brera che le ha permesso di fare lo stage alla AEM di Milano. Quanto è stato importante questo percorso formativo? I contatti acquisiti tramite la AEM e lo Studio Castiglioni quanto sono stati fondamentali per la sua professione?

Il Master di Brera (per quanto disorganizzato e a tratti noioso) è stato l'occasione per conoscere la realtà dell'AEM (oggi A2A) dove, dopo lo stage, ho anche lavorato per circa sei mesi realizzando in breve tempo molti progetti di illuminazione di alcune note arterie di Milano. Molto più importante, tuttavia, è stato l'incontro con Piero Castiglioni durante il Master con cui ho collaborato, da progettista di AEM, all'illuminazione della Galleria Vittorio Emanuele. Lui ha creduto subito nelle mie capacità e quando sono andata via da Milano per tornare a Palermo mi ha contattata per cominciare insieme alcuni lavori in Sicilia e così, oltre alla collaborazione, è nata anche una bella amicizia. Castiglioni, per il quale nutro una vera e propria venerazione, mi ha insegnato e continua ad insegnarmi tantissime cose sulla luce. Ogni progetto fatto insieme è, così, una pietra miliare nella mia crescita professionale. 

Ciaula scopre la luna

Dal 2001 ha fondato lo Studio Triskeles Associato con l’architetto Mario Di Martino. Riuscite ad ottenere lavori nonostante la saturazione dei grossi studi di progettazione illuminotecnica? I clienti hanno sempre pagato i progetti che avete realizzato?

I grossi studi per fortuna non sono al sud per cui si riescono ad avere incarichi senza grandi difficoltà. In ogni caso il nostro è uno studio “minimo” per cui non abbiamo bisogno di grandi lavori per mantenere il pieno ritmo. Tra l'altro io mi occupo anche dell'insegnamento dell'illuminotecnica teatrale e del design di corpi illuminanti per cui il lavoro non ci manca mai... Sul fronte pagamenti abbiamo preso delle grosse batoste in passato, soprattutto con enti pubblici come Comuni o Soprintendenze: purtroppo mi sono fidata dei miei interlocutori e ho cominciato a lavorare senza aver stipulato un contratto chiaro con il cliente (errore che adesso non faccio più...). Spesso è finita che il progetto è stato realizzato comunque, mentre in altri casi è stato accantonato tutto quanto. 

Com’è la realtà illuminotecnica del sud Italia rispetto al nord?

È una situazione un po' paradossale: da un lato è un terreno vergine, non c'è quasi nessuno che si occupi esclusivamente di illuminotecnica per cui, teoricamente, non abbiamo concorrenza. Dall'altro lato, proprio la totale mancanza di cultura della luce, fa sì che pochi capiscano l'importanza di una corretta progettazione illuminotecnica per cui elettricisti e agenti si improvvisano light designer e riescono ad accaparrarsi i lavori più grossi e interessanti (anche perché il progetto non se lo fanno pagare in maniera diretta). 

San Vito a Mazara

Cosa preferisce illuminare  più di ogni altra cosa o cosa preferirebbe illuminare nei prossimi mesi?

Amo molto l'illuminazione dei beni culturali, dei siti archeologici, dei musei, delle mostre, ma anche dei giardini e degli spazi urbani. Per questo mi piacerebbe poter illuminare una città barocca come Modica o Ragusa, o la mia città di origine, Acireale. Ma il mio sogno segreto sarebbe quello di allestire uno spettacolo di luci in teatro o all'aperto. 

Lei è specializzata in piani della luce.  Perchè è importante un piano della luce?

Il piano della luce è fondamentale per ridare un'identità alle nostre città che diventanto sempre più banali e caotiche. L'immagine urbana si fa confusa, manca quel genius loci, quello spirito del luogo che infondeva un'anima nelle città. La luce ha il potere di ricreare quest'immagine perduta, di restituire dignità e bellezza agli spazi. Una luce ben progettata, tra l'altro, garantisce sicurezza per pedoni e automobilisti, risparmio energetico, incremento del turismo, della socializzazione e delle attività di svago. 

Lasci, per un attimo, la sua mente nella pura fantasia e libertà: come immaginerebbe l’illuminazione delle città del futuro?

La immagino affascinante e romantica, chiaroscurale, dosata. Magari anche dinamica e colorata ma senza effetti da luna park... deve essere sempre elegante, sobria. Forse dovrebbe essere anche un po' teatrale, scenografica: deve illuminare ma non si deve capire da dove viene la luce. 

Torri Gemelle - San Cataldo

Segue l’arte? Quanto è importante l’arte come ricerca? Si lascia ispirare da artisti d’avanguardia che utilizzano la luce?

Seguo l'arte e mi interessano molto le installazioni luminose dinamiche. D'altra parte gli artisti hanno influenzato spesso il mondo dell'illuminotecnica anticipando soluzioni e gusti che sono poi diventati irrinunciabili. Penso al segno luminoso di Lucio Fontana del '51 alla Triennale di Milano: un inimitabile groviglio di neon incredibilmente attuale!Tuttavia per la mia formazione personale tendo ad applicare nei miei progetti un metodo più “scientifico” che parte dall'analisi del problema per giungere al concept in maniera logica. In genere non cerco nei miei progetti fonti di ispirazione estranee al soggetto stesso: sono la sua storia, la sua funzione, la sua immagine che mi portano ad elaborare il progetto. Tuttavia mi affascinano molto i lavori teatrali di Bob Wilson, un regista che è anche light designer; da lui e da altri artisti del mondo del teatro e del cinema cerco di carpire i segreti per dare corpo e anima alle cose attraverso la luce. 

Con Castiglioni ha illuminato la scala di Santa Maria del Monte a Caltagirone. Ce ne parli...

 È stata un'esperienza bellissima, che mi ha dato grandi soddisfazioni. Si tratta di un monumento unico nel suo genere, dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità.Non abbiamo fatto altro che applicare quel “metodo” di cui ho parlato sopra: l'analisi storico-morfologica, urbanistico-percettiva, materico-cromatica ci ha portati a fare alcune precise scelte illuminotecniche. Innanzitutto abbiamo evitato accuratamente l'uniformità tentando, invece, di ottenere un effetto che abbiamo battezzato “pelle di zebra”, una distribuzione striata della luce che consente, per effetto della prospettiva, di percepire la reale estensione orizzontale della scala, che di giorno, invece, appare come una massa molto verticale incombente sulla piazza sottostante. Abbiamo voluto anche far leggere gli innesti dei vicoli laterali per reintegrare la scala nel tessuto edilizio circostante dato che di giorno appare come un taglio netto, quasi una ferita, nell'intricato dedalo di stradine medievali.Abbiamo utilizzato un proiettore piccolissimo, disposto in modo da essere sempre invisibile a chi percorre la scala ma capace di illuminare correttamente le 142 strisce di maioliche che rivestono le alzate. Una serie di artifici, dunque, per ottenere un effetto il più naturale possibile, quasi fosse la scala ad emanare luce propria.Il progetto, tra l'altro, ha vinto il secondo premio, ex-aequo con la città di Copenhagen, al concorso City-People-Light Award 2004, una competizione internazionale per interventi di illuminazione urbana. 

Scala Santa Maria del Monte - Caltagirone

Cosa vorrebbe che cambi nel mondo dell’illuminotecnica?

Vorrei che ci fosse un cambiamento esterno al mondo dell'illuminotecnica: che le amministrazioni, le Soprintendenze, gli uffici tecnici, capiscano l'importanza dell'illuminotecnica e della corretta progettazione della luce. Vorrei che nelle università, in particolare nei corsi di laurea in architettura, non fosse l'ultimo capitolo dei manuali di fisica tecnica. Vorrei che la “cultura della luce” sia tanto diffusa da diventare quasi un “culto della luce”. Vorrei che i light designer siano professionisti qualificati che abbiano seguito un preciso corso di studi. 

Cosa ne pensa di tutto questo rumore attorno al risparmio energetico?

Ultimamente mi sembra un vero frastuono... tutti parlano di “lampadine-a-risparmio-energetico” (definizione che non vuol dire niente) ma c'è un'ignoranza totale su questo argomento. Tutti ci consigliano di sostituire tutte le lampade ad incandescenza con quelle fluorescenti compatte integrate ma nessuno dice che una lampada fluorescente nei primi minuti di accensione ha la stessa efficienza di una lampadina, che non andrebbe accesa più di due o tre volte al giorno. E che dire dello smaltimento delle lampade fluorescenti? Contengono mercurio, sono dei rifiuti speciali, ma chi di noi si metterebbe a cercare l'apposita azienda di smaltimento per buttar via due lampadine?Con ciò non voglio dire che non si debba perseguire l'obiettivo del risparmio energetico ma va fatto in maniera corretta e ben studiata altrimenti si rischia di averne più danni che benefici. Occorre studiare sistemi di integrazione tra luce naturale e artificiale, ottimizzare l'uso e la distribuzione di quella naturale, installare sensori di presenza, utilizzare solo ballast elettronici, pianificare le configurazioni luminose, scegliere sorgenti ad alta efficienza e apparecchi ad alto rendimento etc. etc. 

Un consiglio ai giovani aspiranti lighting designer.

Posso solo consigliare di fare come ho fatto io: studiare bene quello che fanno gli altri e quello che scrivono sulle riviste, studiare anche molta teoria dai manuali, conoscere bene tutti i prodotti sul mercato e... lanciarsi! 

Circum della Metalspot

Questa domanda la pongo a tutti i progettisti: il progetto più particolare che sta realizzando or ora?

Si tratta di un lavoro di design per un'azienda del nord italia: sto sviluppando dei sistemi di illuminazione a parete e a sospensione che attualmente non sono presenti sul mercato, nonché due piantane molto differenti tra loro e, ognuna per un verso, originali e innovative. 

Un saluto ai lettori di Lighting Now!

Arrivederci e – come si dice – ricordatevi di spegnere la luce!

Per contatti e ulteriori informazioni: www.studiotriskeles.it

 

 

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

< Prec.

 

Ultimi Commenti
2 a destra
terzo sinistra

cookies policy - informativa estesa