Home arrow contatti
venerdì 11 ottobre 2024
Macrolibrarsi.it presenta il LIBRO: Le Virtù Terapeutiche dei Frullati Verdi
News
Romano Baratta
Newsletter






iscriviti alla newsletter
Intervista a Richi Ferrero PDF Stampa E-mail
Scritto da Romano Baratta   
Richi Ferrero

Richi Ferrero (Torino 1951) è tra i maggiori lighting designer italiani. Eclettico, fantasioso, onirico, imprevedibile sono solo alcuni tra i tanti aggettivi che lo possono descrivere. I suoi interventi di luce non sono mai banali o ripetitivi. E' un progettista che sa fare l'artista ma anche un artista che sa fare il progettista. In questa intervista ci rivela interessanti particolari del suo lavoro.

 

Buongiorno Richi, da quanti anni utilizza la luce?

La prendo da lontano, a sette,otto anni mettevo una lampadina nella scatola di scarpe alla quale avevo fatto un buco sul lato corto. La luce uscente dal buco andava a illuminare progressivamente dei disegni attaccati al muro. Avevo inventato il mio seguipersona, un gesto quasi inutile ma di grande soddisfazione. Poi, da grande, nel 1971 quando ho iniziato a fare teatro, casa madre della luce, ho cominciato a lavorare con la luce.

 

Si sente più un artista, un regista, uno scenografo o un lighting designer?

Mi sento quello che sono secondo ciò che faccio in quel momento, spesso le competenze si fondono.

 

Lei è un outsider per volontà o per costrizione?

Lo sono naturalmente, il mio battito cardiaco è outsider.

 

Gian Luca Favetto l'ha definita “uno scandagliatore di buio che disarma con la luce”. Cos'è per lei il buio e luce?

La luce esiste perché c’è il buio e viceversa.

 

Gian Luca Favetto la definisce anche “scandalosamente romantico, animalescamente retorico” Richi Ferrero “crede ciecamente in ciò che fa e che vede, in ciò che fa vedere”. Cosa ne pensa di questa definizione?

Scandalosamente romantico è possibile... e che a Favetto piacciono molto queste espressioni diciamo letterarie…

Ponte Balbis - Torino

Ponte Balbis

La cosa che preferisce illuminare maggiormente?

Non c’è una cosa piuttosto è il modo di volta in volta. Quando la luce articola il suo linguaggio in un percorso ne sono particolarmente affascinato, lavoro con passione più d’istinto che con la ragione.

 

Le sue ambientazioni sono oniriche, fiabesche e delle volte anche gotiche. Perché le piacciono?

Ognuno ha il suo modo, il suo stile, mi diverto quando la situazione mi spiazza, non sono il fiabesco o il gotico in quanto tali a definirmi, amo molto il minimale ad esempio ma anche il barocco.

 

I suoi interventi di luce evocano delle storie... Quali storie ci vuole raccontare?

La luce mette in evidenza non racconta, il racconto è nel soggetto che s’illumina, la luce ci permette di leggerlo. L’elemento (monumento o architettura) illuminato nel contesto urbano, è come un frame congelato nel tempo, nella notte la luce lo riporta in scena. Guardandolo in quella luce a lui solo dedicata, a differenza del giorno, lo rendiamo protagonista esaltandone la storia, anche ipotetica, inducendoci a fantasticare sul prima e sul dopo. La straordinaria scultura in bronzo del re Emanuele Filiberto, a Torino, si erge al centro della piazza San Carlo “disturbata” dal rumore degli elementi urbani che la circondano ma nella notte, la statua, magnificata dalla luce e immersa in un contesto in parte annullato dalla notte, riprende tutta la sua forza e chi osserva il cavaliere nell’atto di riporre o sguainare la spada nel fodero ne riconosce non solo la forza e la bellezza ma è indotto a porsi delle domande o, come detto, a fantasticare o ripercorrere, se la conosce, la storia del personaggio. Non che questo non accada ad un attento osservatore in un momento diurno ma la luce, come evidenziatore, esalta la lettura, sollecita la fantasia.

illuminazione del monumento a re Emanuele Filiberto - Torino

Con la luce da corpo alle cose. Una luce che si tocca...

Anche la proiezione d’immagini sulla facciata di un palazzo è una luce che veste, una luce che ha in sé una scrittura che trasforma l’architettura stessa, la modifica. Un corpo che si trasforma in un altro ma la luce non si tocca, semmai oltre a farci vedere si fa sentire…

Concert Para Voices Und Colori - Torino - 1996

Che sensazione ha avuto quando ha finito di illuminare il Forte di Exilles?

Di grande soddisfazione per aver portato a termine un lavoro molto difficile sul piano della fattibilità e della logistica, torturato, con i miei tecnici, dal freddo polare, quell’anno a meno 15°.

Forte di Exilles - 1997

Cosa ci dice in più sulle drammatizzazioni delle facciate-schermo?

Oltre a ciò che ho già detto ti dico che hanno fatto il loro tempo, oggi se ne è appropriata la pubblicità televisiva perciò andiamo oltre…

 

Come progetta i suoi interventi?

Osservo, mi documento sulla storia, ne analizzo la materia con cui è fatto e verifico il contesto nel quale è ubicato. Poi eseguo le prove sul posto con i materiali che, sopralluogo, storia e contesto mi hanno suggerito. Le prove dal vero mi danno indicazioni precise su quale sarà il montaggio definitivo.

 

Ha mai avuto problemi economici a realizzare i suoi interventi?

Quasi sempre perché si tende al meglio, ad utilizzare i materiali migliori, a fare ancora quel ritocco lì…ma è fondamentale imparare a fare le cose con il denaro a disposizione e anche imparare a rinunciare agli incarichi se ci rendiamo conto che il budget è insensato e non dire mai: “ok, se i soldi sono questi il problema è loro, se volevano un altro risultato non avevano che da metterne in più”.

Lucedotto - Torino

Ha delle visioni mentali che la spingono a realizzare in un certo modo le installazioni o parte da una idea?

Il punto di partenza è d’occasione, varia a seconda del come, dove, quando, perché. Talvolta però si parte anche da un’idea ma qui dovremmo distinguere tra almeno due utilizzi della luce: quella che veste la monumentalità, l’architettura, la scena e quella che compone un’opera d’arte visiva, in questo secondo caso si parte da un’idea.

 

Se pensa alla ricerca nel campo della luce, il suo pensiero dove la porta?

Sicuramente penso alla miniaturizzazione del corpo illuminante e della lampada e il mondo LED va in questo senso, al risparmio energetico, argomento di prima importanza se non vogliamo tornare all’oscurità di un tempo e penso anche alla versatilità delle macchine che per quanto riguarda l’architetturale e i proiettori da esterno ne hanno ancora poca.

 

Cosa ne pensa delle ricerche artistiche sulla luce? Parlo di Olafur Eliasson, James Turrell, Massimo Bartolini, ecc.

La ricerca artistica è la mia costante, la mia vita, per cui non è che ne penso qualcosa, la pratico. Hai citato artisti che lavorano in ambiti diversi, ma vuoi che la luce sia artificiale o naturale ne penso un gran bene. Eliasson trasforma e crea spazi per la luce bellissimi di alta poesia e straordinaria forza. Mi capitò di entrare in una stanza dove improvvisamente si aprirono due pareti d’acqua alla mia destra e alla mia sinistra, una pioggia fittissima, velocissima che improvvisamente, per via dell’accensione di uno stroboscopio cominciò a scendere al rallentatore mentre l’intensità sonora dello scroscio dell’acqua restava identico. Una grande forza dove luce, suono e spazio concertavano perfettamente.

 

Cos'è per lei il fuoco?

Luce primaria.

Principi, Principesse, principi d'incendio

Ci spieghi come ha utilizzato il fuoco...

Nella Reggia di Stupinigi ho raccontato la storia del fuoco dal fulmine alla pirotecnia. Il titolo era “Lo spettacolo del Fuoco” (1984). Quindi lo utilizzato per raccontarlo.

 

Chi sono i suoi committenti?

Enti Pubblici e privati

Chiesa di San Giovanni - Duomo di Torino

Si è mai chiesto perché chiamano lei?

Perché tra le tante cose che non so fare con la luce me la cavo.

 

Cosa ha in serbo per il futuro con la luce?

On The Road Again/Unusual Transport” è un grande camion di ultima generazione (Iveco) che trasporta un carico di macigni che nella notte s’illuminano d’incandescienza, sprigionando fumo ed emettendo il suono sordo e cupo della Terra in allarme. Il camion percorre le strade d’Europa ed in ogni città l’opera visiva partorisce una performance tecnologica nella quale la luce ne è protagonista.

 

Infine le chiedo: dove va la luce?

La luce non va, semplicemente è.

 

Un saluto ai lettori di Lighting Now!

Ciao lettori di Lighting Now, che la luce sia con voi e soprattutto con il vostro spirito.

 

Per altre info visitate: http://www.richiferrero.it/

Video su Richi Ferrero: http://www.youtube.com/richiferrero?gl=IT&hl=it

 

 

Commenti  

 
0 #1 enza la mattina 2015-11-25 09:26
BELLA L'INTERVISTA CON ROMANO BARATTA, LE RISPOSTE INTENDO!

Richi grazie per i consigli e per il suo tempo!

Enza
Citazione
 

Aggiungi commento


Codice di sicurezza
Aggiorna

< Prec.   Pros. >

 

Ultimi Commenti
2 a destra
terzo sinistra

cookies policy - informativa estesa