Percezione Passiva e Attiva della Luce |
Scritto da Romano Baratta | |
La luce per la sua natura immateriale è già di per sé non facilmente quantificabile e descrivibile.
Per esempio non vengono avvertite le variazioni cromatiche, di trasmissione e consistenza. Viene avvertita solo quando si manifestano evidenti e macroscopiche modifiche che rendono l’ambiente diverso dalla norma che modificano anche le condizioni fisiche e percettive del soggetto. Per esempio quando si è in un ambiente illuminato tantissimo, con livelli di illuminamento esagerati, oppure dove il colore della luce altera l’ambiente, oppure si creano riflessi molto molesti. Possiamo dire che è insita nell’uomo la Percezione Passiva della Luce. La stessa cosa non si può dire se parliamo della percezione dell’acqua o del vento che vengono percepiti in modo attivo nelle loro variazioni. Passività che non permette alle persone di valutare la luce e in moltissimi casi considerarla come elemento importante del vivere. La luce c’è o non c’è. Sembra che non incida sul vivere, anche se sappiamo che la luce influisce sulla psicologia e fisiologia umana più di ogni altro elemento.Forse è per il suo essere così importante e presente al di sopra di ogni altra cosa che diventa banale. La banalità di cui vengono vestite le cose durature e onnipresenti.La percezione della luce diventa attiva quando, come dicevo poc’anzi, l’uomo si rende conto delle variazioni luminose e ne constata le manifestazioni.La passività e l’attività non sono correlate alla sensibilità del soggetto percipiente, ma alla sua esperienza. Sarebbe necessario permettere alle persone di acquisire una capacità di lettura delle dinamiche luminose tale da abbandonare la percezione passiva, attivando la sensibilità di percezione.
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