Luce e materia |
Scritto da Marco Incagnoli | |
In principio è la Realtà. Noi costruiamo, modifichiamo, assembliamo la Realtà per produrne un’Immagine. Fotografiamo, in movimento, la realtà che ci si presenta. Sia essa casuale come in un reportage, sia essa artificiale come nelle più grandi invenzioni scenografiche. Da qui nasce la prima grande collaborazione “vitale” tra la luce e la materia. La luce, meravigliosa energia, non è visibile sino a che non incontra la Materia. Viceversa, la Materia non esiste se la Luce non le da vita. Quale legame più forte esiste nella realtà? Né l’una né l’altra sono visibili, godibili, da sole. Il più gran produttore di Luce della nostra galassia emette una quantità d’energia in grado di distribuire vita al nostro e a tutti i pianeti del sistema. Eppure le foto che ci arrivano dalla Nasa mostrano un cielo sempre nero. Solo quando quest’energia colpisce la Materia produce quegli spettacoli meravigliosi ai quali Dio ci ha abituato da millenni. Oscar Wilde affermava che: Il tramonto non è nient’altro che lo sforzo quotidiano che Dio compie per imitare un acquerello di Turner. (forse oggi direbbe: per imitare un cielo di Figeroa o di Ossian Morris…). Come possiamo fotografare. Scrivere con la luce, senza la materia. Su che scriviamo ? Dove creiamo ombre, atmosfere, emozioni; se non lasciamo che la Luce, da noi governata, non colpisca la Materia nel modo che abbiamo scelto. Il nostro mestiere è nel rendere visibile, invisibile, parzialmente percettibile, quelle parti di materia che abbiamo deciso di “Inquadrare”. E’ nel rendere vive quelle parti di Materia che abbiamo deciso di “Illuminare”. Alle quali abbiamo deciso di “dar vita” e di dargliela come noi vogliamo. Siamo in grado di scaldare la realtà, raffreddarla, appiattirla, approfondirla, colorarla. Ucciderla e farla muovere. O bloccare. Farla “vivere”. Come non si può, quindi, considerare il rapporto con la scenografia forse al di sopra di quello con la regia stessa. E’ soprattutto con la Scena con cui noi operiamo. E’ con essa che noi ci esprimiamo. Oggi, con il procedere velocissimo dei multimedia, abbiamo addirittura scenografie fatte esclusivamente di Luce. Basti pensare ai concerti Rock, alle riviste televisive e di qui al Cinema che li imita (Chicago, etc.). La resa di un materiale rispetto ad un altro. L’uso della plastica o del legno. La presenza, sempre più invadente, di luci d’arredamento all’interno della scena e la moda sempre più corrente di lavorare a “ Luce ambiente” consolida sempre più questo sodalizio tra Luce e Materia. Ho sempre passato più tempo nello studio di scenografi che non nei corridoi della Rai. Ho sempre voluto vedere prima i bozzetti, gli schizzi, la pianta del teatro, per capire come e dove avrei poi dovuto agire. Su che materia avrei lavorato. Su quali profondità e colori, in quali spazi scenici. Sono intervenuto in fase di progetto a suggerire soluzioni, colori, inserimento d’elementi architettonici o di spazi di ripresa. E’ fondamentale per me muovermi nella Scena prima che sia costruita. Assistere al suo montaggio per entrarci oltre che con i miei “corpi illuminanti” con la mia stessa anima. Quella che poi dovrà riprodurre le emozioni, gli stati d’animo, l’adrenalina prodotta dagli interpreti che ci si aggireranno. Non sempre questa possibilità c’è permessa. Vuoi per la “Fretta Produttiva” alla quale assistiamo. Vuoi per la cattiva abitudine di contattare l’Autore della fotografia solo a scena fatta. Vuoi per la disabitudine di alcuni scenografi a lavorare di pari passo con noi. Vuoi, anche, per la cattiva abitudine di alcuni nostri colleghi a trascurare quest’aspetto come se non ci riguardasse. Come se noi dovessimo arrivare dopo a supervisionare, stravolgere, reinterpretare gli spazi senza una vera progettualità finalizzata al “PRODOTTO IMMAGINE”. Pensiamo agli esempi del passato: l’Espressionismo tedesco ci ha lanciato nel mondo della fotografia espressiva; ha determinato la nascita dell’uso della luce (meglio dell’ombra). Come immaginare le due discipline separate ? E cosi tutta la storia del cinema è segnata da esempi che esprimono quest’inevitabile, meraviglioso legame tra la luce e la materia. Come nella realtà l’una non vive senza l’altra. Nella Cinematografia (in tutte le sue forme rappresentative), la luce ha un solo vantaggio rispetto alla materia: vive anche dopo la riproduzione dell’immagine. Sullo schermo è solo Lei che ci mostra la bellezza di ciò che è stata la materia che abbiamo rappresentato.Marco Incagnoli è direttore della fotografia (A.I.C.). Relatore presso festival del cinema e workshop di illuminazione e di tecniche televisive. Docente di corsi di Fotografia e di Tecnica della ripresa cinematografica e televisiva. (si ringrazia per la collaborazone L'Accademia della Luce e il suo presidente Maurizio Gianandrea) |