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Romano Baratta
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L'esercito del Tutto Luce PDF Stampa E-mail
Scritto da Romano Baratta   

Editoriale 

“Mi raccomando: tanta luce!” La gente vuole tanta luce. Vuole che la casa, il loro negozio o qualunque altra cosa abbia tanta luce. Sembra quasi che non ci possa essere alternativa. Per rendere un locale illuminato bene bisogna illuminarlo tanto. Non importa se illuminato con qualità, l’importante è che ci sia tantissima luce. Per questi la luce idonea è quella bianca. Vogliono tanta luce e bianca. “La luce migliore è quella bianca, fa più luce”. È difficile fargli cambiare idea o spiegare che non è così. Classico è l’esempio degli esercizi commerciali dove vogliono moltissima luce ovunque senza diversificare le zone e risaltare alcuni prodotti rispetto ad altri. La classica illuminazione da grande magazzino o da supermercato.

Questo modo di vedere nasce da lontano, da secoli di buio in ogni dove. Dalle lampade ad olio alle prime illuminazioni elettriche, la luce era diffusa al minimo. La ripresa economica postbellica ha portato a voler illuminare le oscurità ma soprattutto a manifestare la ricchezza degli esercizi commerciali e di alcuni marchi. Oggi assistiamo a un tripudio di luce... a una valanga di lux da proporre come potere e predominio. Con la crisi energetica in atto, probabilmente, l’ostentare watt-luce è un modo di sentirsi ricchi o comunicare ricchezza: “se abbiamo tanta luce è perché stiamo economicamente bene”. Ma c’è sempre un però: la qualità. La prima valutazione è sulla qualità delle sorgenti e della luce emessa. Tutti vogliono lampade a risparmio energetico pure per casi e situazioni dove sono improponibili o come succede da qualche anno a questa parte, vogliono i led. Pensano che con i led si possa illuminare qualunque cosa senza consumare niente. Vogliono ostentare ricchezza, peccato che non sono disposti a pagarla. Vogliono tanta luce ma non vogliono consumare energia e neanche pagare di più le apparecchiature. Questa mentalità diffusa e scomposta produce dei paesaggi urbani orrendi dove non esiste una regia illuminotecnica, dove si manifesta tanto ma male. Il problema è che non si da il giusto valore alle ombre. L’ombra è sempre stata vista, sin dalle origini dell’umanità, come qualcosa da soccombere, da annullare o evitare, sede del demonio o di pericolosi spiriti. L’ombra come nulla o senza valore. Si è sempre scinta la luce dall’ombra: o la luce o l’ombra, mai assieme. Creare degli ambienti di luce non significa semplicemente applicare la luce dove manca, ma dirigerla nelle zone giuste, creare atmosfere idonee per la funzione dell’ambiente, creare una sceneggiatura che possa dare anche delle emozioni. In teatro il legame della luce con le ombre è verità già acquisita e da poco anche nelle migliori esposizioni d’arte. Prima di individuare quali apparecchi e quali lampade utilizzare, bisognerebbe studiare il luogo e le persone coinvolte, la funzione dell’esercizio e di conseguenza il messaggio da veicolare per far si che la luce non sia solo un medium della visibilità ma anche mezzo di comunicazione, nonché elemento per migliorare le condizioni di vita e la salute delle persone. La luce interviene sulla psiche umana e quindi può modificare la nostra esistenza. Bisogna far capire che non è vero che le lampade a luce bianca emettono più luce perché è solo una sensazione della nostra percezione visiva, ma soprattutto, che la scelta della temperatura di colore è fondamentale alla riuscita di una giusta illuminazione e non solo uno sghiribizzo personale. Proprio perché la temperatura colore ha una diretta reazione sulle nostre sensazioni deve essere scelta in modo idoneo, valutando quale è la più indicata e non solo: ricordiamo che i colori e i materiali reagiscono in modo differente alle radiazioni luminose e quindi la scelta è fondamentale per esaltare al meglio l’oggetto da illuminare. È di fondamentale importanza cominciare a realizzare interventi illuminotecnici di spessore, non solo limitandosi ad utilizzare l’apparecchio alla moda o l’ultimo prodotto per elevarsi a un livello superiore, ma creare ambienti di qualità tecnica e psicologica. Ciò che rende un intervento illuminotecnico buono non è solo l’apparecchio o l’ottica, ma un insieme di decisioni che coralmente prendono parte alla meravigliosa manifestazione della luce artificiale.

Romano Baratta (direttore)

 

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