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Romano Baratta
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Intervista a Tommaso Zarini PDF Stampa E-mail
Scritto da Romano Baratta   

Tommaso ZariniTommaso Zarini è un giovane lighting designer con una grande passione per la luce. Ci racconta le sue idee, i suoi sogni e le sue ambizioni...

 

Buongiorno Tommaso, cosa è per te la luce?

Una componente della nostra vita che mi affascina sempre, in tutte le sue forme che sia luce naturale, con tutte le sue magnifiche ombre, o luce artificiale prodotta dalla fiamma di un falò o da una lampada elettrica.

Nella sua forma artificiale, una materia che possiamo modellare e controllare secondo le nostre esigenze.

 

Sei un giovane lighting designer. Cosa ti aspetti da questa professione?

Innanzitutto tante soddisfazioni: riuscire con il mio lavoro a creare soluzioni che sappiano far star bene le persone negli spazi e negli ambienti in cui vivono, lavorano giocano e si divertono.

Spero di essere io a dare qualcosa a questa professione: di contribuire nel mio piccolo ad affermare la figura professionale del light designer che tanto stenta ad essere riconosciuta. Mi è capitato spesso di essere interpellato per dare indicazioni ad architetti o interior designer su qualche breve corso per imparare qualcosa sulla luce, come se bastasse qualche ora per risolvere problemi di illuminazione che devono essere invece affrontati in modo scientificamente professionale da figure specializzate. Io non ho mai pensato di chiedere ad un ingegnere strutturista dove potessi fare un corso veloce per imparare a fare stare in piedi un ponte!

 

A mio avviso questi mini-corsi sono il segno del poco rispetto che viene dato ai progettisti della luce... è impensabile, come dici tu, imparare in poche ore la professione del lighting designer...

Esatto. E’ un segno positivo il fatto che siano sempre affollati questi corsi, perché è indice che c’è sempre più interesse della materia, ma è bene che si diffonda in modo sempre più incisivo la convinzione che il progettista illuminotecnico sia una figura professionale a tutti gli effetti.

1

Un aggettivo per indicare il tuo lavoro.

Uno solo? Curioso!

 

Curioso perché?

Curioso perché nell’illuminazione c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire: nuove sorgenti da provare, nuovi apparecchi da testare, nuovi materiali da mettere in rapporto con la luce. E’ un campo in continua evoluzione, dove si può sperimentare sulla propria pelle e trovare sempre nuove soluzioni.

 

Hai sempre avuto la passione per la luce?

Non ho mai pensato a questa cosa…. Penso di si, fin da piccolo sperimentavo con batterie e cavi della corrente per accendere lampadine… Mi ricordo di avere più volte infilato delle lampade dentro ai fari rotti di vecchie automobili per poterne ammirare gli effetti.

 

Che sensazione avvisavi nel momento dell'accensione dei fari?

Io sono molto critico nei confronti di quello che faccio. Appena tutto viene acceso vado subito alla ricerca di qualche difetto o di qualcosa che non va: un'ombra che non mi piace, delle intensità troppo forti su una parete, un apparecchio troppo abbagliante. Dopo qualche attimo di critica costruttiva, faccio due passi indietro e guardo soddisfatto la mia idea realizzata in concreto sulle superfici illuminate e mi sento contento di aver scelto questo lavoro.

2

Se tu dovessi illuminare dei monumenti preferiresti un'illuminazione classica con luce bianca o qualcosa di più forte con luce colorata?

Non me la sento di generalizzare… Ogni caso va un pò a sé: ogni monumento deve essere considerato all’interno del contesto in cui si trova. Sicuramente non disdegno la luce colorata, se è questo che vuoi sapere; ma spesso si ottengono effetti meravigliosi anche solo con una fantastica luce bianca.

 

Un'illuminazione che rispetti la storia del monumento o che lo reinterpreti del tutto?

Ritengo che nel nostro lavoro il rispetto per ciò che si illumina sia fondamentale; io mi sento al servizio dell’opera che deve essere illuminata. La storia del monumento non solo deve essere rispettata, ma addirittura valorizzata dalla luce. Spesso capita che reinterpretare la storia di un monumento sia comunque la strada da seguire per riportarne a galla aspetti fino a prima nascosti nel buio.

Qui si vede il potere della luce: uno strumento, una materia da modellare per creare ambienti notturni non visibili di giorno.

 

Cosa ne pensi delle installazioni di luce di artisti contemporanei?

Le installazioni di luce riescono sempre a trasmettermi qualche emozione; sarà perché c’è di mezzo la luce per cui coltivo una certa passione. Usare la luce per creare opere d’arte è un ottimo modo per sperimentare senza limiti e riuscire a trovare nuove soluzioni intelligenti per risolvere anche problemi più prettamente funzionali.

 

Qual'è l'ambiente che ti piace illuminare maggiormente?

Tutti gli ambienti mi attirano quando si tratta di luce; c’è sempre qualcosa da valorizzare in qualsiasi spazio. Le illuminazioni all’aperto di monumenti o antichi edifici sono quelle verso cui cerco di orientarmi maggiormente.

 

Ti sei mai chiesto perché preferisci i monumenti o edifici antichi?

Forse perché sono edifici che nella maggior parte dei hanno un loro fascino per natura. Sono monumenti che trasmettono sensazioni già intense durante le ore del giorno, con la luce naturale e tutte le sue sfumature; la luce diventa lo strumento con cui la notte tutte le emozioni trasmesse possono essere amplificate e comunicate anche ai più distratti.

 

Hai in mente una idea sulla luce che ti piacerebbe raccontarci?

Non saprei, è più un’idea, un’atmosfera creata con luce che permette a tutti di vedere il mondo con occhi diversi; soluzioni che possano di notte cancellare quello che non va, che non piace e far apparire tutto più bello e magico

 

E un sogno?

Dal punto di vista professionale, un sogno che ho da sempre è quello di riuscire un giorno a creare un laboratorio di luce in cui poter sperimentare in continuazione in un connubio di differenti discipline legate alla luce dal teatro all’illuminazione architettonica, stradale, museale…

E' anche un mio sogno, quello di poter creare ricerca pura... in connubio anche con fisici, chimici, ingegneri, ecc. Magari ci organizziamo per creare questo laboratorio!

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Hai lavorato presso lo studio Palladino-Ferrara... E' stata una esperienza importante?

Un’esperienza fondamentale. Come tutte le professioni, dal muratore all’avvocato, è in bottega che se ne imparano i segreti, lavorando al fianco di persone che hanno coltivato un bagaglio di esperienze più ricco del tuo. Forse, se non avessi iniziato a lavorare nello studio Ferrara-Palladino, oggi non farei questo lavoro. Quindi se volete prendervela con qualcuno fatelo con loro!

 

Perché hai deciso di lavorare in proprio?

Ho deciso di mettermi alla prova e di sfidare un po’ quell’atteggiamento che tanti giovani hanno di dire che tutto va male e che per i giovani in Italia non c’è spazio… Spero di avere ragione, si vedrà.

 

Hai avuto difficoltà ad iniziare la professione di lighting designer?

Come ti dicevo, ho iniziato quest’attività in uno studio importante, in cui mi è stata data molta indipendenza e allo stesso tempo un appoggio solido da parte di tutto lo studio. Le difficoltà ci sono sempre state, come in tutte le professioni, senza difficoltà ci sarebbe routine e noia; tutto serve per farti crescere professionalmente e non solo.

 

I clienti, da te, si aspettano idee nuove?

I clienti chiamano sempre per avere idee nuove; se chiamano un light designer è perché vogliono qualcosa che da altri non possono avere.

 

Secondo te, le varie associazioni degli illuminotecnici sono realmente utili o il solito strumento per creare delle caste professionali per spartirsi in pochi le fette della torta?

Una qualsiasi forma di associazione risulta sempre utile. Se le associazioni sono attive e propositive possono portare ad un risultato che ricade a favore di tutti i soci. Spero che lo scopo delle associazioni degli illuminotecnici, e quindi dei loro soci, sia quello di dare sempre maggiore visibilità alla figura e alla cultura illuminotecnica e non quello di creare una casta per dividersi un bottino neppure poi tanto ricco.

 

Hai progettato il piano della luce di Mozzate e di Pesaro. Raccontaci queste esperienze.

Collaborare nella realizzazione di un Piano della Luce vuol dire assumersi in parte la responsabilità di quella che sarà l’illuminazione di un’intera città. Il piano della luce rappresenta un’occasione per i progettisti illuminotecnici italiani di aggiungere un riconoscimento pubblico alla professione. La legge ci chiede di ridisegnare la visione notturna della città, di garantire sicurezza e vivibilità nello spazio urbano e di contribuire al progetto di risparmio energetico globale. La mia speranza è che i Piani dell’illuminazione pubblica non rappresentino solo per le amministrazioni un documento tra i tanti che si è tenuti a possedere e mettere nel cassetto, ma un vero strumento che persone capaci e preparate sappiano utilizzare per uno sviluppo coerente ed intelligente dell’illuminazione pubblica.

 

Sarebbe bellissimo poter ammirare dei nuovi scenari di luce nelle città...

Ci vorranno molti anni e una forte collaborazione da parte di tutti i soggetti interessati al miglioramento del nostro di modo di vivere le città e il territorio (…e molto ottimismo).

 

Cosa cambieresti nell'illuminazione delle città?

Gli infiniti proiettori messi all’esterno dei negozi per illuminare i loro ingressi? Le lampade al sodio? I globi nei parchi? I pali e le armature stradali piazzate in centro come se fosse una tangenziale? I parcheggi troppo illuminati? Le illuminazioni a giorno dei piazzali dei centri commerciali anche nelle ore di chiusura? Le strade male illuminate? Le strade troppo illuminate? Le torri faro in centro? Le torri faro in periferia?

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Hai illuminato anche varie chiese. Tra queste ricordo la chiesa dell'Immacolata e la chiesa di San Giorgio, entrambe ad Origgio (VA) e la chiesa di San Gaudenzio a Baceno (VB)...

In collaborazione con lo studio Ferrara-Palladino ho avuto occasione di affrontare diversi progetti di illuminazione per le chiese.

Le chiese delle nostre città e nei nostri paesi rappresentano spesso motivo d’orgoglio per i cittadini e Illuminarle è una richiesta che spesso viene fatta dalla cittadinanza stessa. Come ti dicevo, illuminare gli edifici e i monumenti in esterno è tra le cose che mi piace di più e soprattutto per quanto riguarda l’illuminazione di San Gaudenzio a Baceno il fatto di aver collaborato per rendere quel monumento ancora più unico ha contribuito a rafforzare il mio ottimismo nell’affrontare questa professione.

 

Cosa consiglieresti a dei ragazzi che vogliono diventare lighting designer?

Innanzitutto di farsi una base sulla scienza illuminotecnica e di non improvvisarsi. Sperimentare molto ed essere attenti osservatori focalizzando la propria attenzione non sugli apparecchi di illuminazione, ma soprattutto sulla luce e il suo comportamento. Un progettista illuminotecnico non è colui che sceglie gli apparecchi e la loro disposizione, ma è il professionista che sa prendere tra le mani la luce e modellarla sulle superfici da illuminare.

 

Un saluto ai lettori di Lighting Now!

Ciao a tutti e aprite gli occhi di fronte alla luce.

 

 

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