EUROLUCE 2013. Il futuro che non c’è ed il vecchio che avanza. |
Scritto da Romano Baratta | |
Il salone del mobile quest'anno è stato un po' sottotono. La crisi si fa sentire. Le proposte realmente nuove e interessanti erano pochissime. Si è puntato sempre e solo negli ultimi anni su forme differenti e sui materiali tra i più disparati. Nulla di veramente nuovo. Qualche azienda ha addirittura azzardato a proporre un nuovo LED indicando nell’esposizione semplicemente “HD Retina”, in pieno stile Apple. Non sono stati indicati i dati tecnici e capacità luminose. Come se le persone del mondo della luce fossero tutti lobottizati dal marketing globale della telefonia e dei tablet. Le idee buone erano quelle semplici, non le solite proposte da design usa e getta. . . Comunque non mi va di parlare di prodotti. Non ho interesse a farlo anche perché preferisco parlare di qualità della luce e di ricerca. Quest’anno al Salone del Mobile tra le tante proposte che si presentavano come d'avanguardia per il mondo del design c’era la mostra curata da Jean Nouvel, “Progetto: Ufficio da abitare”. In questa mostra ha proposto la sua visione sul tema ed ha invitato vari designer a dire la loro sull’ufficio del futuro, ovvero, su come dovrebbe essere un ufficio… il miglior ufficio possibile. Ognuno ha detto la sua, anche Michelangelo Pistoletto, artista dell’arte povera, che con i suoi filosofismi da nuovo millennio ha pensato bene di tingersi la fronte con il Nuovo Segno d’infinito del Terzo Paradiso e indicarci la vita per il futuro. Mettendo da parte questi discorsi in puro stile new-age, dalla mostra è emerso che gli attuali uffici, come siamo abituati a vederli ed a viverli oggi, non sono in sintonia con il nostro vivere. Dalle premesse mi aspettavo che il signor Nouvel, acclamato come grande anche nel mondo del lighting, ci “illuminasse” su delle nuove modalità di illuminare gli uffici o delle nuove ricerche in tal senso. Invece si è limitato a indicare nella sezione “Il Laboratorio della Luce” delle proposte, per nulla nuove, per come illuminare le postazioni di lavoro. La grande novità che ci ha proposto è di posizionare una lampada individualmente per ogni postazione: una lampada da tavolo, una sospensione lineare, o una sospensione centrale, con diffusione della luce rotosimmetrica. Unica variante dalle modalità già risapute una lampada a sospensione con definizione della territorialità del tavolo per ogni singolo impiegato: Proxemic Light. Un tipo di luce che pur dividendo il territorio di lavoro dovrebbe permettere la prossemica relazionale (onestamente non so a cosa serva segnare la territorialità della scrivania con la luce). Le lampade proposte sono di cinque modalità:
1. Fluid Shaping light. Non è altro che una sospensione che illumina solo la postazione di lavoro. Questa modalità è già molto utilizzata, basta utilizzare una qualsiasi sospensione lineare down-light alla giusta altezza con un fascio morbido.
2. Eco Emotional light. Un’altra sospensione centrale traforata (novità Artemide) che dovrebbe favorire l’operatività, le emozioni, la relazione, la decompressione e interpretando un nuovo rapporto fra spazio e tempo del lavoro. Io mi chiedo: in che modo lo fa? Tutto questo in una semplice down-light microforata stile 2001 odissea nello spazio? Tanto testo d'impatto per decorare una semplice lampada.
3. Personal Multilight Performance. In poche parole una lampada da tavolo con tre possibilità di luce. Una soft. Una regolabile, ed un’altra che dovrebbe illuminare l’ambiente circostante. “Dovrebbe” perché in scena era accesa solo una e l’apparecchio non si poteva toccare.
4. Free Interactive light. Una sospensione lineare per più postazioni, dove puoi scegliere l’intensità luminosa. Perché le altre sospensioni lineari non hanno la regolazione della luce?
5. Proxemic light. Ne ho già parlato sopra. Definisce la territorialità individuale rispettando la prossemica relazionale. Segnare la territorialità? Ma che stiamo nel periodo delle guerre puniche? Ma se voglio delimitare la mia zona di lavoro da quello di una di fianco è necessario segnare il limite? Non basta il buonsenso? Poveri noi!
Mi domando: è queste sono nuove proposte? Nuove ricerche? Le lampade da ufficio da disporre per ogni singola postazione ne esistono già tante e da molto tempo. Esistono lampade da tavolo, piantane, sospensioni lineari e puntuali, bracci allungabili dalle pareti, ecc. L’idea di illuminare solo la postazione è vecchia di decenni… e non vorrei esagerare, ma anche gli antichi scribacchini, seppur a candela o ad olio, avevano una illuminazione dedicata alla postazione di lavoro. In tutto ciò non si fa per nulla accenno ai rapporti con lo spazio, ai rapporti di quantità della luce, di qualità della luce, alle luminanze. Non si fa cenno di temperatura di colore o ad un sistema di gestione. Ma stiamo scherzando? Ma che razza di proposte sono? Delle proposte campate in aria! Queste non sono altro che semplici idee per pubblicizzare gli apparecchi nuovi di due noti brand italiani. Il grande Nouvel nel 2013 al Salone Internazionale del Mobile ha saputo proporci solo questo? Per fare molto di più non ci voleva tanto, tenendo conto che poi di idee innovative sull’illuminazione degli uffici ci sono già. Bastava chiedere la collaborazione ad un progettista della luce serio che fa ricerca e non commercio. Non sarà che il caro vecchio Jean Nouvel in realtà sull’illuminazione non ha mai avuto nulla da dirci? Che i suoi progetti fossero gonfiati semplicemente dal fatto che era un grande architetto? Un'archi-star come si usa definirli oggi? Dopo tutto non è l’unico! Anche tanti altri grandi architetti, anche italiani, vengono chiamati a farei interventi di luce ed a parlarne senza che ne siano realmente capaci e preparati. Tanti osannati interventi di lighting he poi non sono nulla di che! Semplici idee da poi far sviluppare ad altri maestranti. Non basta avere una idea sulla luce per essere un lighting designer… altrimenti anche uno scrittore o un regista di teatro o di cinema dovrebbero esserlo, visto che per le loro opere propongono idee di luce da far poi elaborare ad un datore luci o ad un direttore della fotografia.
Secondo me Nouvel (e non solo) non ha mai saputo altro che sfruttare con interesse i suoi cari amici delle varie aziende produttrici per fare proposte di luce. Non a caso le lampade presenti nella sezione sulla luce della mostra sono quelle appena sfornate da due note aziende, una per giunta anche disegnata da lui, che pur di pubblicizzare l’ha messa tra le proposte. Sfido chiunque a lavorare su una scrivania con la luce che fa la sua ultima lampada, presentata a Euroluce 2013. Dopo un po' di ore andrete ad accendere la luce generale anche se fosse prodotta da delle semplici stagne 2x58w fluorescenti.
Ho appositamente atteso di comunicarvi che per questa sezione Nouvel si è fatto gentilmente aiutare da Carlotta de Bevilacqua. Sarà un caso che quasi tutte le lampade erano disegnate da lei, e quindi prodotte dalla sua azienda o da quella del marito? Anche la lampada di Nouvel è prodotta dall’azienda del marito della Signora Carlotta.
E’ possibile che in un progetto del Salone Internazione del Mobile del 2013 dobbiamo sorbire queste cavolate sulla luce? Parlano di migliorare il futuro. Ma perché invece che dirci come migliorarlo non ce lo lasciano migliorare a noi, facendo un semplice gesto ma di grande valore per la società: andarsene in pensione compresi i presunti saggi, (in Italia dobbiamo sopportare già i saggi indicati dalla presidenza della repubblica), che hanno chiamato a raccontarci del possibile futuro degli uffici. I quattro saggi sono il già citato Michelangelo Pistoletto (artista), Elliott Erwitt (fotografo), Alain Fleischer (scrittore e regista), Agnes B (stilista).
Se vogliamo migliorare il futuro dobbiamo prendercelo e non lasciarlo in mano a persone bieche e vecchie. Vecchio non è sinonimo di saggio, come saggio non è sinonimo di Star e viceversa.
Se vogliamo migliorare la luce degli ambienti dobbiamo analizzare, ricercare, studiare e confrontarci e non semplicemente usare le lampade che propinano in una fiera o in una mostra commerciale.
Ci vuole serio lavoro e pura ricerca. Non solo marketing e commercio.
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