Quale luce per la tragedia |
Scritto da Romano Baratta | |
Roger Narboni disse qualche anno fa: «L’illuminazione non è paragonabile al cibo, ma tutti gli psicologi concordano nell’affermare che, per superare dei traumi, si ha bisogno anche di cose semplici come la luce. In un orfanotrofio, per esempio, un’illuminazione concepita con intelligenza può contribuire molto al benessere dei suoi piccoli ospiti. Per parte mia, ricordo ancora l’angoscia quando, da bambino, durante la guerra d’Algeria, veniva tagliata l’elettricità. In periodi di tensione come questi, credetemi, per un ragazzino la luce non è affatto un lusso… E poi, è importante rammentare che il nostro lavoro di lighting designer non consiste solo nell’offrire un servizio a chi può permettersi di pagare o nell’illuminare delle cattedrali in pieno deserto». Roger Narboni è il presidente dell’associazione francese Concepteurs Lumière Sans Frontières, fondata il 30 gennaio 2007. La fondazione da aiuto a popolazioni povere, a popoli che subiscono la violenza di conflitti di guerra e, come successo ieri in Abruzzo, alla gente che è vittima di calamità naturali. Una associazione con il compito di aiutare chi, nella difficoltà, può trovare nella luce un’ancora di salvezza o un mezzo per rendere la tragedia meno difficile da superare. La luce effettivamente non è un mezzo di prima necessità come il cibo o gli indumenti, ma indubbiamente può contribuire a rendere certe situazioni meno problematiche. Un esempio freschissimo è il terremoto che ieri, 6 aprile 2009, ha colpito molti paesi dell’Abruzzo; nel cuore della notte migliaia di persone sono state svegliate ed in preda al panico hanno dovuto lottare per scampare al pericolo nel totale buio. Non c’era luce, sia perché di notte le luci sono spente, ma anche perché gli impianti elettrici sono stati sradicati dal sisma. Molti superstiti ribadiscono che era molto difficile scappare dagli appartamenti perché non si vedeva nulla. La difficoltà non era solo evitare macerie e calcinacci che cadevano dall’alto era anche vedere dove mettere i piedi visto che tutti i pavimenti e le vie di fuga erano ingombre da materiale. Pare evidente la necessità che sistemi di luce d’emergenza siano installati in tutti gli appartamenti in modo da permettere alle persona, in momenti di buio totale per cause maggiori o per black out, di poter vedere quanto basta per potersi muove con il dovuto agio. Come può un anziano solo chiedere soccorso in caso di black out in casa o peggio durante un terremoto? Serve un sistema che, azionato a monte dalle caserme dei carabinieri o della polizia, possa attivare apparecchi d'emergenza casalinghi e pubblici, tale da funzionare anche come segnale di pericolo. La luce sarebbe utile anche nei primi momenti dopo le catastrofi e permetterebbe immediati soccorsi, da parte degli scampati al disastro, alle vittime ancora immobilizzate dalle macerie. Sarebbe necessario attrezzare le città di unità di luce autonome che illuminino, senza la rete elettrica diretta, almeno le vie principali e le piazze più grandi, ove, come in questo caso, si sarebbero potuti convogliare in luoghi sicuri i superstiti. Con la luce la gente si sente più sicura, in quanto rassicurata dalla possibilità di vedere cosa c'è innanzi. Nel mezzo di un terremoto, senza delle piazze illuminate, la gente non saprebbe dove andare... in quale direzione. In aggiunta bisognerebbe che anche le unità di soccorso fossero attrezzate in modo da installare velocemente degli impianti autonomi di illuminazione, sempre con il fine di permettere i primi soccorsi. Bisogna progettare degli apparecchi e dei sistemi che permettano tutto ciò. Sistemi funzionali e efficaci. Bisogna che lo stato affianchi, nella tutela di noi cittadini, anche lo sviluppo dell'ambito dell'illuminazione, quindi piani della luce, piani di luce d'emergenza e di crisi. Sul sito dell'associazione Concepteurs Lumière Sans Frontières si parla del valore morale e di conforto della luce per un popolo. La luce ha la qualità di far diminuire e moderare la paura, nonché stimolare le persone a lavorare e cooperare. E' segno tangibile di civiltà e di miglioramento. Una luce migliore fa vivere meglio, qualsiasi essere vivente.
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