Lo squallore delle zone industriali |
Scritto da Romano Baratta | |
Passando per le zone industriali si assiste ad uno spettacolo squallido: una desolazione unica ed un senso da zona morta. A rendere squallido lo scenario è lo stile di mediocrità delle architetture di quelle fabbriche costituite da pochi piani in cemento con superfici piane a formare uno parallelepipedo insapore, che nulla hanno a che fare con la semplice bellezza delle fabbriche di inizio novecento e neanche di quelle fabbriche con mille tubi e condotti metallici che hanno un senso estetico post-industriale. Le zone industriali non essendo zone adibite al passaggio dei cittadini ma solo alla produttività non sono mai state sottoposte a interventi estetici o a studi di architetti per renderle zone interessanti e vive. Se in questi luoghi si passa di sera, la desolazione e il senso di morte è ancora più evidente accentuato da un piano di illuminazione inesistente dove l'unico scopo della luce è illuminare gli ingressi e le zone di manovra dei camion delle aziende. Osservando dalle autostrade i fronti delle fabbriche si assiste ad un “concerto” di luci del tutto stonato, persino sui fronti delle fabbriche delle stesse aziende produttrici o rivenditrici di apparecchi di illuminazione che dovrebbero essere sensibili al valore dell'illuminazione. Lo standard è posizionare sotto gronda dei proiettori o armature stradali quasi sempre con luce al sodio a bassa pressione e in rari casi a ioduri metallici o sodio ad alta pressione. Non è, neanche, una modalità di installazione voluta per rispettare le leggi sull’inquinamento luminoso, dato che spesso sono orientati in modo diversificato. È un metodo di intervento che pone a risolvere soltanto il problema di avere luce e non di migliorare l’immagine aziendale (marketing). Molte illuminano solo l’insegna, il resto è nell’oblio. Avere un posizionamento sul fronte autostradale è come avere un grosso cartellone pubblicitario che milioni di automobilisti osservano ogni giorno. Molte aziende però perdono l'occasione di comunicare con la gente e di porsi su un livello superiore rispetto ai loro competitors. Poche aziende hanno percepito questo valore e hanno rimediato creando straordinarie illuminazioni che come un oasi nel deserto attirano gli occhi dei passanti. Per differenziarsi basterebbe un semplice intervento illuminotecnico... niente di stravolgente, che esalti le forme e i volumi della fabbrica. Perché no, magari campiture di luce colorata che maggiormente creano scenari differenti. La luce ha il grosso valore di modificare senza grossi interventi l'aspetto di qualsiasi ambiente ponendolo su un piano estetico migliore. Cambiare lo squallore esistente è così facile, che qualsiasi intervento attua dei miglioramenti. Basta poco per rendere migliori i profili industriali delle nostre città. Però attenzione a non cadere nel banale intervento illuminotecnico di inserire un incasso sotto le lesene o ai fasci liberi delle facciate a creare strisce alternate di luce e ombra o a illuminare in modo uniforme l'intero fronte, come solitamente vengono illuminate le nuove aziende da sedicenti progettisti. Lungi da rendere altrettanto insipide queste zone. Basta davvero poco per rimediare, ma almeno pensiamoci su e non limitiamoci a “fotocopiare” interventi stupidi già eseguiti da altri. Perchè se dobbiamo cambiare il profilo illuminotecnico delle nostre città, facciamolo in modo degno e non creando altri orrori. Gli industriali hanno dimenticato o non lo hanno mai saputo che la bellezza rende migliori. La bellezza in qualsiasi ambito pone gli altri ad atteggiamenti positivi oltre a porre la “cosa bella" desiderabile.Creare un mondo più bello aiuta a creare un mondo migliore anche dal punto di vista politico e sociale.
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