L'estro di Robert (Bob) Wilson |
Scritto da Daniela Lussana | |
Robert Wilson (Texas 1941) è conosciuto principalmente come regista, drammaturgo e coreografo ma è anche un valido pittore, scultore, e video artista, nonché designer di suono e luci. Un artista completo dopo la laurea in architettura ha sperimentato nel campo performativo, divenuto famoso nel 1976 con Einstein on the Beach, un capolavoro realizzato con Philip Glass.
“Il teatro è qualcosa che si sperimenta e l’esperienza è un modo di pensare. Le esperienze non si fanno solo con la mente, bensì con tutto il corpo: sono commosso, sono toccato, provo delle sensazioni”. E’ proprio il teatro uno dei principali luoghi di sperimentazione di Wilson, non solo la regia e la trama lo interessano e spingono verso l’elaborazione, la scenografia permette alla sua creatività di esprimersi al meglio. Qui protagonista assoluto di molte rappresentazioni è la luce e nello specifico il colore, che è sfondo sfumato ed assume varie tonalità, soprattutto l'azzurro. Vi è un nesso con l’arte del novecento, che influenza e stimola Wilson; le sue luci, infatti, sembra creino delle immense pitture astratte, giocando con i contrasti tonali e utilizzando i controluce permette agli attori delle pièce teatrali di divenire maschere e simboli dalla forte valenza mimica. Crea delle superbe quinte di luce come unici elementi di una scena quasi del tutto vuota e scarna di elementi reali, dove la luce diviene scena e soggetto dalle intense tinte. La luce è per Wilson così fondamentale che mette in scena un suo adattamento dell'opera di Gertrude Stein “Doctor Faustus lights the lights”. E’ quella luce, che coinvolge il corpo, l’animo e le sensazioni, che porta lo spettatore verso una realtà che gli sarebbe altrimenti inaccessibile, una suggestione che compromette qualsiasi testimone. In questi giorni è facile sentir parlare di Robert Wilson in merito alla sua collaborazione per la mostra in essere fino al 31 maggio “Egitto. Tesori sommersi”, promossa dalla Compagnia di San Paolo in collaborazione con l’Institut Européen d’Archéologie Sous-Marine e la Hilti Foundation, allestita negli spazi della Citroniera e della Scuderia Grande della Venaria Reale (Torino). Le opere in questa mostra sono utilizzate da Wilson quale scenario per le sue atmosfere di luce che sono annunciatrici e narratrici di un mondo passato, che con calibrati colori e parti oscure velano e rivelano soggetti e dettagli. Dieci sale in cui i visitatori devono spostarsi seguendo precisi percorsi, in cui le scenografie di Wilson si mescolano alla colonna sonora, realizzata per l’occasione, di Laurie Anderson (poeta, cantante, musicista, performer, artista visiva).
Il legame tra scenografia ed opera musicale è frequente in Wilson, esso collabora frequentemente con autori di musica di alto livello, oltre a Philip Glass ed a Laurie Andersen ha collaborato anche con David Byrne. Oltre online sul sito personale www.robertwilson.com, si può trovare una affascinante e cospicua raccolta di immagini di sue scenografie teatrali nel libro di Mahail Moldoveanu “L’esperienza come modo di pensare – composizione, luce e colore nel teatro di Robert Wilson” edito dalla Editoriale Domus. |
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