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Intervista a Emilio Corti - CLC PDF Stampa E-mail
Scritto da Romano Baratta   

Emilio CortiAUTORE CONTEMPORARY LIGHTING CONTEXT 2011

Emilio Corti è nato a Lecco nel 1969, vive a Norimberga. Le sue opere sono “ficciones” articolate che assumono elementi da epoche diverse come attori, in una visione-revisione antropologica sulla nascita, l’evoluzione, la crisi e la decadenza di complessi sociali nel tempo.Ha esposto, tra l’altro, ad Art Club Spitalgasse (Vienna), Building Underwood (Caudes Le Fenuillledes), Project 1998, Erban (Nantes), Viafarini (Milano), Cronosfera (Cavatore), Festival Miden (Kalamata), Laznia Contemporary Art Center (Danzica), 700IS Reindeerland (Egilsstadir), Vortex Center (Skopje), Ukparobrod (Belgrado), Belef festival (Belgrado).Dal 2000 in particolare elabora una particolare “memoria creativa” dedita a svelare la problematicità dell’idea di contemporaneo e la consistenza dell’atemporale spazio dell’opera d’arte.In una gamma che parte dal grado zero del buio assoluto e della materia inerte, gli elementi ideali, letterari e fisici dell’opera formano una dimensione spaziale e temporale in espansione continua.

 Senza Titolo - 2008

Ciao Emilio. Quando ha avuto origine il tuo interesse per la luce e come si sviluppa la tua ricerca? 

L'arte è luce. La luce è tutto. Quando faccio qualcosa la penso forma e la penso luce. La realizzazione delle opere è la messa in atto della loro relazione con la luce.Un'opera al buio non si vede. (Anche se c'è).Dalle grotte di Chauvet in avanti, penso a quelle grotte da anni, ai chiaroscuri nelle teste dei quattro cavalli, disegnati alla luce del fuoco, l'arte è il gesto di chi modella con la luce, di chi modella la luce!  Gli esseri elementari dicono che quando le gocce del sangue di Cristo sulla croce toccarono la terra nell'atmosfera terrestre apparve il colore violetto, che prima non c'era (“Cosa ci dicono gli esseri elementari” I Quaderni di Flensburg 2004 editrice Novalis Milano © Flensbuger Hefte 2004). Viviamo in un momento in cui forti quantitativi di artisti riempiono gallerie e musei di oggetti, cose, parole senza nemmeno più sollevare la testa per accorgersi di essere tutti sotto le stesse luci al neon. È una burocratizzazione generale che ha preso il posto dell'arte. È molto difficile esporre in quei luoghi. Ricordo bene l'inizio drammatico di questa fase durante l'allestimento della mostra Arte Povera alla Tate nel 2002.La relazione con la luce è trascurata dalla maggior parte degli artistiprodotti da un sistema gelido che espande la sua estetica di morte nelle sue strutture. Sono cresciuto tra nord e sud, tra l'Italia di Giotto, Masaccio, deChirico, Merz... ed il nord di Gruenewald, Rembrandt, Beuys... Grazie all'introduzione di Rudolf Steiner alla teoria dei colori di Goethe, mi dedico alla qualità del colore e della luce, all'essenza del rosa e dell'azzurro, non li vedo come oggetti ma divento loro.L'oggettizzazione è il vicolo cieco dell'arte e della società presente.La luce è un'ombra come disse Einstein a Gustavo Rol, è un'ombra rispetto ad una luce più interna.Il nostro compito è di imparare ad amare la qualità della luce, a correggere l'orrore dell'architettura di massa, l'orrore delle luci al neon nei supermercati (che sono uguali a quelle delle gallerie d'arte) imparando a modellare con la luce, a modellare la luce. 

Familija - 2011

 

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